In un Paese come l’Italia, è ancora possibile vivere “selvaggiamente”? Sara è una tredicenne ribelle. Sua madre è morta e suo padre è in prigione. Una notte Sara vede i fari di un’automobile risalire lungo la strada sterrata, poi compare il punto rosso di un fuoco. Sara imbraccia il fucile ed esce di casa. Poco dopo ha sparato ai ‘fessi’ che tenevano prigioniere due ragazze, per il riscatto, per abusarne o forse solo per errore. Inizia così la sua lunga fuga che diventerà un viaggio solitario, a tratti disperato, verso l’unico luogo che forse le appartiene. Il romanzo è un’avventura nella natura dell’Appennino, che Sara conosce come le sue tasche: non c’è pianta che non abbia già visto o utilizzato, animale che non riesca a cacciare, riparo che non sappia improvvisare. Un viaggio epico, un romanzo sulla possibilità di vivere in simbiosi con la natura, di accettarne le leggi, di abbandonare la società, almeno il tempo necessario a ritrovare sé stessi. Ci vuole coraggio: “Non pensarci due volte”.