Maria non è una ragazza religiosa: è una ragazza che crede nel demonio. Ne ha avvertito la presenza fin da bambina e ora sa che si nasconde nel palazzo dove lavora, nell’atmosfera tiepida e malsana in cui è immersa l’anziana signora che per contratto deve accudire.
Timorosa di tutto, Maria vorrebbe solo poter vivere un’oscura esistenza fatta di abitudini, rinunce e abnegazione; ma deve tenere a bada il diavolo, beffardo e incalzante interlocutore che cerca – pietosamente – di riportarla sulla cattiva strada, quelle delle tentazioni, della carne, del peccato, senza i quali ogni vita è solo spreco.
Sarà però l’inevitabile rapporto con gli altri – la badante Alina, cinica e avvezza al mondo, l’irresponsabile cugina Roxana, le benefiche prostitute – a far precipitare gli eventi, scaraventando Maria in situazioni mai previste e costringendola a mettersi in gioco. E il diavolo continuerà ad affacciarsi nel corso della storia: pungolando e irridendo, lusingando e sferzando, contento di poter vedere con i propri occhi la “santarellina” che sfrofonda nell’abisso.
Scritto magistralmente, questo romanzo d’esordio ci proietta in un paese che “brulica di vecchi, carico come un albero pieno di frutti già marciti”, dove tutto è solitudine o incontrollabile violenza, tra situazioni e personaggi della nostra quotidianità che vorremmo relegare alla periferia della vita. E che invece, con prepotenza, chiedono di essere narrati.