Lui è in cima a una scala appoggiata a un albero del giardino. Improvvisamente la scala oscilla, lui cerca un appiglio tra i rami e non lo trova.
Lei osserva quella schiena flettersi all’indietro, quelle braccia che ruotano nell’aria.
Lui precipita a terra, non si alza. I soccorritori lo legano alla barella, lo caricano sull’ambulanza e chiedono a lei di salire.
Ma lei rientra in casa, si sfila il maglione e si mette a riordinare.
E’ così che comincia questo potentissimo romanzo capace di ribaltare con forza tutti i luoghi comuni sull’amore. Puntando impietosamente la telecamera sulla ferocia che la delusione e l’offesa possono generare in una coppia.
Quando lui, dopo l’infarto, torna dall’ospedale, tutti e due – come tenuti insieme da una colla invisibile – devono affrontare il dolore e i loro lati oscuri. L’unico linguaggio comune sembra essere fatto di poche parole fraintese e di molti gesti che nascono come carezze e finiscono per assomigliare a schiaffi. Un’escalation di crudeltà che lascia senza fiato.
Barbara Frandino costruisce, scena dopo scena, un distillato d’intelligenza che arriva a toccare le nostre corde più profonde grazie alla scelta di una voce femminile lucidissima e spietata, che procede per sottrazioni e smottamenti. E’ attraverso quella voce e attraverso gli occhi di Claudia che il lettore decritterà il doppio mistero del libro. E troverà qualcosa che lo riguarda da molto vicino.