Mostra sulla fotografia
a cura di Bianca Cristina Ilie
Grazie alla passione per la fotografia, ho pensato di incentrare la mia mostra sulla fotografia. Il tema principale sono ovviamente le donne, ma non volevo rappresentare solo il loro punto di vista. Volevo mostrare anche come gli uomini guarda, vedono e soprattutto fotografano le donne.
Le donne fotografe hanno una percezione diversa, cercando diversi soggetti per le loro foto. Oppure spesso facendo autoritratti per mostrare la propria bellezza o le proprie sofferenze.
Gli uomini invece osservano le donne sotto un’altra prospettiva. Cercando di evidenziare e mettere in luce alcuni aspetti, diversi da quelle delle donne.
Entrambi i generi sono importanti alla stessa maniera e questa mostra non ha come obbiettivo la discriminazione di un genere oppure una guerra per incoronare il migliore.
L’obiettivo è di imparare a guardare la vita da due punti di vista differenti. Perché non sempre c’è uno giusto o uno sbagliato, ma spesso sono giusti entrambi. Come in questo caso.
“Siccome gli uomini hanno avuto più potere nel creare immagini in una società che divide la natura umana in due, le donne hanno sempre avuto meno possibilità di essere viste – letteralmente viste – come esseri umani completi. A dire il vero, a volte penso che l’unica vera divisione in due sia tra chi divide tutto in due, e chi no. Nella vita reale magari ci sono tre o cinque o più aspetti di una questione, ma ovunque, dal giornalismo alle aule di giustizia, ce ne sono solo due. Vari studi dimostrano che la competizione tende molto meno a creare eccellenza rispetto alla cooperazione, ma siccome la competizione è vista come “maschile” e la cooperazione come “femminile”, si ritiene la prima superiore, addirittura inevitabile. Mi ci è voluto molto tempo per scoprire che polarizzare la gente non sempre è stata l’unica via percorribile a questo mondo. Il genere è stato inventato nel corso del tempo per giustificare il controllo maschile sulla riproduzione – e quindi sui corpi femminili – ma probabilmente rappresenta suppergiù solo il cinque per cento della storia umana”. (Annie Leibovitz)