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A RITMO DI TAMBURI

di Matteo Madonna

  1. PRIMI RITMI: BUM-BUM, BUM-BUM…

“Eccomi, sono qui!” mi sono presentato solo con il ritmo del mio cuore alla prima ecografia perchè anche se avevo già tre mesi non ero visibile, mi ero nascosto o , come disse la dottoressa “E’ un raro caso di feto posizionato dietro al sacco vitellino.” Anticonformista fin dall’inizio… e così i miei genitori preoccupati hanno avuto la conferma della mia presenza dal ritmo del mio cuore che pulsava forte come per dire “Sono qui!”.

  1. BATTI IL TEMPO

La musica è sempre stata un aspetto importante della mia vita. La mia infanzia è come un caleidoscopio di suoni e ritmi : le ninne nanne di mia madre, le canzoni popolari della nonna, i brani jazz che ascoltava mio padre e le canzoncine dello Zecchino d’Oro e dei cartoni animati.

Per la gioia delle orecchie dei miei genitori il primo regalo che ho chiesto non appena ho imparato a comunicare è stato un tamburo. Devo ammettere che non era difficile indovinare perchè suonavo con i mestoli e le posate tutte le pentole che riuscivo a prendere dalle credenze. Ancora mi raccontano i miei nonni di come rimasi senza fiato quando mi portarono il tamburo: ma l’emozione durò poco e cominciai subito a rompere i timpani ai miei genitori e poi a deliziare i vicini di casa estendendo il piacere a tutto il condominio. Divenni ben presto così famoso nel vicinato che l’amministratore della palazzina scrisse pure una lettera ai miei genitori.

  1. “TUTTI QUANTI VOGLION FARE IL JAZZ”

Passarono gli anni, continuai a suonare e imparai a scrivere cosi nel lontano Natale 2005 dopo aver visto il celebre film Disney “Gli Aristogatti”, scrissi a Babbo Natale chiedendo una batteria per suonare il jazz come la banda dei gatti randagi.

Sapevo che nessuno in famiglia avrebbe rischiato il linciaggio da parte dei miei genitori regalandomi una batteria, ma Babbo Natale era l’unico che potesse accontentarmi, a lui nessuno avrebbe avuto il coraggio di dire nulla.

Cercai di comportarmi bene, anzi benissimo tutto l’anno così da non correre rischi con Babbo Natale. E siccome ero stato un bravo bambino , trovai la batteria sotto l’albero di Natale e potei deliziare ancora le orecchie dei miei genitori e dei condomini del palazzo con la mia musica (Ma solo negli orari consentiti).

Fu a quel punto che riuscii a farmi iscrivere a una scuola di musica per le lezioni di batteria e cominciai con gli esercizi: il ritmo ormai era parte di me.

4 CUORE DI TAMBURINO

A casa mia i libri non sono mai mancati, specialmente i romanzi di avventura e fantasy riempivano gli scaffali della camera. Di sicuro non amavo i libri “strappalacrime”nel 2009 : feci un’ eccezione solo per affetto verso mio nonno che insistette per farmi leggere “Cuore” di Edmondo De Amicis. Era una vecchia edizione del romanzo dalle pagine ingiallite e dalle illustrazioni ormai stinte, le storie patriottiche erano così lontane dalla realtà che mi annoiavo finchè un personaggio attirò la mia attenzione. Era il “Tamburino sardo”, il piccolo eroe che corre fra gli spari del nemico, nonostante le ferite, per consegnare un messaggio del suo Capitano. Neppure il finale orrido con la gamba amputata mi stravolse dalla commozione, e sorrido ancora a ripensarci.

5 “IO MARCIO A RITMO DIFFERENTE”

Potrebbe essere lo slogan della mia vita “IO MARCIO A RITMO DIFFERENTE”: non amo il conformismo e l’omologazione, non seguo le mode e non mi sento una pecora nel gregge. Mi piace essere originale e personalizzare le mie scelte secondo i miei valori e le mie ispirazioni; anche suonare la batteria non è una scelta usuale perchè è uno strumento “scomodo” da gestire, si tratta di tanti pezzi assemblati non di un unico strumento. La batteria occupa molto spazio, non si può portare con sè e richiede, oltre ad un allenamento costante, un particolare coordinamento per suonare tutti i suoi componenti in sincronia.

Regalandomi questo ciondolo d’argento nel 2016 mio zio dimostrò di conoscermi fin nel profondo: lo conservo tra i miei ricordi più cari.

6 “WIR SIND FÜR DIE MUSIK GEBOREN”*

” Siamo nati per la musica” cantavano o , secondo i miei genitori “strepitavano”, i famosi Rammstein che ascoltavo a volume al massimo nel periodo della mia adolescenza. Prediligevo anche altri gruppi rock e metal tra i quali AC DC e … ma adoravo il batterista Christoph Schneider che, malgrado l’età dimostrava l’energia di un vulcano durante le sue esibizioni alle percussioni e riusciva a trasmettere un gamma di intense emozioni. Cosi mi sono iscritto ad un corso di batteria per ragazzi. In quel periodo mi piaceva anche indossare abiti scuri e indossare maglie e felpe dei Rammstein: in cantina di sicuro avrò uno scatolone di quei “vecchi cimeli”.

*tratto da “Ein Lied” (Una canzone) 2005 Rammstein

7 UN POSTO TUTTO MIO

Il diciottesimo compleanno è una data importante da festeggiare e le mie aspettative sui regali erano abbastanza scontate: doni dagli amici e soldi dai parenti. E invece la sera tornando a casa stremato dalla festa con gli amici ho aperto il box auto e in fondo ho intravisto una sagoma nascosta da una vecchia sopracoperta. Incuriosito mi sono avvicinato, ho sollevato la stoffa e …una fantastica batteria Pearl completa di casse acustiche e faretti che luccicava in tutto il suo splendore! E non mi ero accorto di niente! I miei genitori mi avevano preparato una sorpresa: un angolo attrezzato tutto per me , un posto tutto mio per suonare, per provare i pezzi in pace e senza disturbare il vicinato. Per me è stato veramente un sogno che si avvera avere uno spazio tutto per me dove dar ritmo e voce alla mia passione.

8 SEMPRE CON ME

Al secondo anno di Università al DAMS nel 2019 ho deciso di trasferirmi ad abitare a Teramo, affittando un appartamento con altri due ragazzi: di certo suonare la batteria senza disturbare i coinquilini era proprio impossibile ma …si può rinunciare alla propria passione?

Ero quasi rassegnato all’idea di dover rinunciare alla musica quando la fortuna si è girata dalla mia parte: il mio insegnante mi ha riferito che una compagna di corso voleva permutare la propria batteria elettronica con una acustica . Affare fatto: solo dopo due giorni la batteria elettronica era posizionata in soggiorno e dopo le lezioni ho potuto dedicarmi alla musica.

9 MAESTRO DI MUSICA, MAESTRO DI VITA

Insegnare musica potrebbe sembrare semplice per ogni musicista, in realtà saper suonare e saper insegnare sono due competenze diverse: il mio maestro Di Rocco le possiede entrambi. E’ un trentenne simpatico che sa comunicare in modo efficace e connettersi con empatia, aiuta a sviluppare le doti personali di ciascuno senza forzature, insegna la teoria e la tecnica con cura e aggiunge un pizzico di umorismo alle lezioni trasformando l’impegno in un piacere. Matteo, si chiama come me, sa trasmettere passione entusiasmo e soddisfazione per ciò che si impara e riesce a incoraggiarmi anche quando sono stanco: per questo mi esercito volentieri nei ritagli di tempo e, nonostante l’impegno dell’Università , appena torno a casa mi prenoto una subito una lezione di batteria.

10 “DRUMS TOGETHER”

Qualsiasi siano i propri gusti musicali, classica, rock o latina, suonare insieme è un’emozione unica. Condividere il saggio di fine anno della scuola di Percussioni Di Rocco con tutti i miei compagni è stato davvero speciale. Il Teatro Polifunzionale di Pineto (TE) a giugno 2019 era pieno e non solo di amici e parenti ma anche di tante persone desiderose di ascoltare giovani musicisti alle percussioni (batteria, campane, xilofono). Devo ammettere che gli applausi del pubblico mi hanno sorpreso anche perchè dei presenti in sala conoscevo pochissime persone, ma dopo l’esecuzione di “I wish” di Stevie Wonder e “Start It up” di Robben Ford ho sentito risuonare dentro il ritmo dei tamburi.

Il ritmo della batteria è parte della mia vita e mi trasporta, ogni volta che suono, in una dimensione magica, quasi irreale, di sogno ed emozione, lontana dal mondo e dalle difficoltà di ogni giorno.

Condivido pienamente quello che scrisse il grande poeta Johann Wolfang Goethe

“Il ritmo ha qualcosa di magico che ci fa perfino credere che il sublime ci appartenga”

(Johann Wolfang Goethe , Massime riflessioni, 1833)


 

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